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THE WISE BABY - rivista della società italiana di psicoanalisi e psicoterapia Sandor Ferenczi (SIPeP-SF)

THE WISE BABY/IL POPPANTE SAGGIO
giornale della Renaissance Ferencziana

Edito a cura della Società Italiana di Psicoanalisi e Psicoterapia “Sándor Ferenczi”, IL POPPANTE SAGGIO / THE WISE BABY, si propone quale organo italiano e plurilingue del movimento internazionale noto come “Rinascimento Ferencziano”.
Prodotto come giornale elettronico e, almeno in parte, cartaceo, il periodico semestrale è pubblicato dalle Edizioni ARPA di Gavardo (BS).
La rivista si propone di raccogliere i più significativi contributi psicoanalitici che si riconoscono nell’eredità ferencziana, privilegiando temi quali la cura delle sofferenze post-traumatiche con speciale riferimento a quelle di origine incestuale, la partecipazione affettiva dell’analista, la rêverie e il dialogo interinconscio analista-analizzando, l’enactment, la self-disclosure dell’analista, l’etica psicoanalitica e psicoterapeutica, la storia critica della psicoanalisi con particolare attenzione alla sua vocazione laica e antidogmatica, le esperienze di psicoterapia psicoanalitica extra-limina indirizzate alla cura dei casi gravi connotati da patologia dissociativa non affrontabile con gli strumenti canonici.
Forte di un parterre di autori internazionalmente conosciuti, la rivista dedicherà particolare attenzione a lavori scientifici non reperibili in lingua italiana.

Direttore Responsabile: Gianni Guasto

Editors-in chief: Carlo Bonomi e Gianni Guasto

Redattori Associati: Luca Bonini, Clara Mucci

https://www.societaferenczi.it/rivista

Dall’Editoriale di Carlo Bonomi e Gianni Guasto:

Perché Ferenczi

Improvvisamente inabissatosi nel 1933, con la morte repentina e inaspettata, coperto da un velo di silenzio e di calunniosa stigmatizzazione, il nome di Sándor Ferenczi era stato bandito dai circoli psicoanalitici che egli stesso aveva contribuito a fondare, il suo ritratto rimosso dalle stanze e dai musei importanti, il suo lascito ricordato per pochi innocui contributi (Thalassa e la “tecnica attiva”), mentre dei suoi articoli “che rappresentavano un problema”, come ebbe a scrivere ripetutamente Ernest Jones a un ostinato Michael Balint che caparbiamente si ostinava a volerli pubblicare, dovevano essere tenuti fuori dall’attenzione generale, perché quel pioniere del quale “ogni analista può dirsi allievo” (com’ebbe a scrivere Freud nel suo necrologio) non lo si poteva neppure relegare tra le fila dei dissidenti, nel territorio “selvaggio” dell’eterodossia e dei chierici scomunicati, assieme ai Fromm, alle Horney, ai Sullivan, ai Reich e ai Lacan; semplicemente bisognava ignorarlo, dimenticarlo, come se non fosse mai esistito: una Verleugnung, benedetta da una diagnosi psichiatrica tanto viscidamente calunniosa quanto ridicola; perché chiunque, avesse letto la “Confusione di lingue” o “Il bambino male accolto” avrebbe potuto giudicare da sé il grado di sanità mentale dell’Autore.
E accadde così che il nome di Ferenczi rimase impronunciato per oltre sessant’anni, anche se il suo pensiero continuò, come un fiume carsico, a scorrere sotto traccia, per andare a fecondare il pensiero dei teorici della relazione d’oggetto, di Winnicott, di Bowlby, di Paula Heimann, di Margareth Little, di Kohut e persino di Bion, per citarne soltanto alcuni; senza che mai nessuno, o quasi, di essi, abbia avuto il coraggio di riconoscere il proprio debito con il lascito ferencziano.
Poi accadde ciò che doveva necessariamente accadere: alla fine, gli sforzi di Balint, sia pure post mortem, furono premiati con la pubblicazione quasi contemporanea, ad opera di personalità come Judith Dupont, André Haynal e molti altri, del carteggio Freud-Ferenczi e del Diario Clinico, la cui edizione Balint aveva voluto contemporanea, perché il contenuto del Diario non diventasse carne da macello per i detrattori di Ferenczi.

Rinascita di Ferenczi e ”Rinascimento” della Psicoanalisi

Da quel momento, nel 1985, prese avvio la “Renaissance” il cosiddetto “rinascimento” non del solo Ferenczi, ma di una psicoanalisi in crisi d’identità. Da allora, ben dodici International Sándor Ferenczi Conference si sono svolte, a cadenza triennale, in varie città del mondo: da New York a Torino, da Budapest a Buenos Aires, da Baden Baden a Tel Aviv, da Parigi a Sao Paulo, da Miskolc a Madrid e a Londra – oltre ad un numero imprecisato di congressi locali.
L’organizzazione di Congressi tanto ampi e ricchi è diventata di anno in anno più complessa, al punto che, nel 2015, è stato necessario creare un organismo internazionale, l’International Sándor Ferenczi Network cui è demandata l’organizzazione del XIII Congresso, che si terrà a Firenze dal 3 al 6 Maggio 2018, e di quelli a venire.

Ferenczi in Italia
La scelta dell’Italia, per questa edizione della Conference internazionale, costituisce anche un importante riconoscimento della presenza che il Paese ha avuto in seno al movimento ferencziano, fin dall’organizzazione del Congresso di Torino (2002) e dalla fondazione dell’Associazione Culturale Sándor Ferenczi (2007).

A partire dalla lunga e ricca esperienza di quest’ultima, nel 2016 è sorta la Società Italiana di Psicoanalisi e Psicoterapia Sándor Ferenczi (SIPeP-SF), una società professionale che si propone come terreno di aggregazione e spazio di formazione per tutti coloro che si riconoscono in alcuni punti chiave dell’eredità ferencziana, quali la centralità del trauma, il carattere intersoggettivo e umanistico della cura, la forte vocazione sociale, e la consapevolezza che l’aver voluto artificiosamente separare la psicoanalisi dalla psicoterapia è stato il fattore che, più di ogni altro, ne ha determinato l’involuzione. Questi motivi, che nella loro semplicità ci riportano tutti al momento sorgivo, chiariscono anche perché parliamo di rinascita.

Questa rivista
Tra le voci della nuova società vi è anche questa rivista che prende il nome da uno dei concetti più impertinenti e innovativi introdotti da Ferenczi, quello del “poppante saggio”.
Con essa intendiamo portare il dibattito internazionale contemporaneo al pubblico italiano e aprire uno spazio di confronto e dialogo, senza preclusioni ed esclusioni di autori, temi e prospettive. La scelta del tema monografico del primo numero ben esemplifica il taglio che intendiamo dare alla rivista, nonché la sua agenda: ridare voce alle parti cancellate della psicoanalisi.

Ferenczi e la reciprocità
L’idea di reciprocità affiorò presto nella mente di Ferenczi, il quale, fin dall’inizio, ambiva a un rapporto di trasparenza e reciprocità con Freud, convinto che ciò fosse parte intrinseca della sua rivoluzione. Ma dovette presto ricredersi. Così, in una famosa lettera del 26 dicembre 1912, in un contesto caratterizzato dallo strappo con Jung, precipitato da divergenze in merito alla “piccola nevrosi” di Freud (era sufficiente l’autoanalisi, o doveva rinunciare alla sua autorità e lasciarsi analizzare?), scrisse a Freud che aveva messo da parte la sua infantile ribellione e che, a differenza di Jung, riconosceva l’autorità di Freud, un’Autorità con la A maiuscola, che lo poneva al di sopra degli altri in quanto l’unico che non doveva essere analizzato. Al tempo stesso, si offriva a Freud come paziente, chiedendo di entrare in analisi con lui. Con questa mossa, Ferenczi era diventato il “poppante saggio” della famiglia psicoanalitica, facendosi carico delle sue disfunzioni.
Scomparsa per molti anni, l’idea di reciprocità riapparirà solo con l’ultimo esperimento tecnico, quello testimoniato dallo scandaloso Diario clinico. Redatto nel 1932, sarà dato alle stampe solo nel 1985. Per l’establishment non doveva essere pubblicato. La pietra dello scandalo era una paziente, annotata con la sigla R.N., che aveva sfidato l’autorità dell’Analista con la maiuscola, e convinto Ferenczi a sdraiarsi sul lettino per farsi analizzare. Questa paziente, una donna gravemente disturbata e sull’orlo del suicidio, era Elisabeth Severn.

https://www.societaferenczi.it/
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